giovedì 15 gennaio 2015

Recensione: "La matriarca" di Gladys B. Stern

Oggi vi parlerò di un libro splendido che ho selezionato tra i 12 migliori che mi sia capitato di leggere nel 2014 (su 72). QUI trovate il post in cui li elencavo. Spero di riuscire a rendere giustizia a questa piccola meraviglia e di stimolare un po' la vostra curiosità. Questo è il mio primo approccio alla nuova collana "bittersweet" della Sonzogno, e devo dire che è stato ottimo! Inoltre "dolceamaro" è una definizione perfetta per questo romanzo, spero di leggerne altri e di veder confermata la mia prima impressione.






Titolo: La matriarca
Autore: G. B. Stern
Prezzo: 16,00€
Pagine: 320
Data di pubblicazione: 2014
Edito: Sonzogno
Scheda del libro: 
Voto in stelline: 4 stelline e /2







Trama:

Paragonato ai Buddenbrook di Thomas Mann, ma tanto più scanzonato e allegro, La Matriarca di G.B. Stern narra l’ascesa e il declino della famiglia Rakonitz, ebrei cosmopoliti che hanno girovagato per l’Europa prima di stabilirsi a Londra. La loro numerosissima tribù ruota attorno ad Anastasia, la Matriarca. È lei che comanda tra le mura di casa e sovrintende al destino di fratelli, figli, cugini, nipoti, per non parlare delle sventurate nuore. E sarà pure vero che in sinagoga le donne sono relegate in un angolo, e che la loro sola missione sembra essere quella di sfornare figli, possibilmente maschi, però nella vita dei Rakonitz sono loro – energiche, presuntuose, loquaci, a capo di enormi tavolate piene di cibo – a decidere. Per un secolo intero, dalle campagne napoleoniche alla prima guerra mondiale, è tutto un susseguirsi di matrimoni e bar mitzvà, amori e disincanti, guadagni e fallimenti. Pagina dopo pagina, nel tono tipico dell’umorismo ebraico, capace di sorridere anche in mezzo alle tragedie, si procede al ritmo incalzante della vita.
Le fortune dei Rakonitz erano come una grande nave con innumerevoli carichi in stiva e una donna stravagante e dispotica al timone, che rideva perché il vento era forte e giusto e non si scontrava mai contro uno scoglio.


cosa penso del libro:

"La matriarca" di Gladys R. Stern è uno dei libri più appassionanti che mi sia capitato di leggere negli ultimi mesi. Il romanzo racconta le avventure di una famiglia ebrea e cosmopolita, i Rakonitz, il cui cuore pulsante è Anastasia, la matriarca del titolo. Anastasia vive con la sua immensa famiglia a Londra, tutti vicini per non perdersi di vista e soprattutto per consentire alla matriarca di muovere agevolmente le fila delle vite di tutto il parentado. Altri membri dei Rakonitz sono sparsi in giro per l'Europa, e sono tutti collegati da un filo invisibile ma indistruttibile.
Sono gli uomini a provvedere alle esigenze materiali di tutta la famiglia, ma sono le donne a governare i loro destini, decidendo senza possibilità di appello ciò che ciascun membro dovrà fare della sua vita. Opporsi è inutile e dannoso, Anastasia emana un'aura di onniscenza che nessuno osa sfidare ragion per cui a figli, nuore e nipoti, nonché cugine e cugini, non resta altro da fare che abbassare la testa e seguire le direttive di chi sa cos'è meglio per loro.
La matriarca potrebbe sembrare un personaggio completamente negativo, ma così non è! Questa donna è un uragano di energie e di creatività, raramente porta a termine ciò che comincia, è altruista oltre i limiti del buon senso e con il suo buon umore tiene unita tutta la famiglia.
Quando però la fortuna dei Rakonitz li abbandona anche la mano ferma della matriarca vacilla e perde un po' della sua presa, alcune cose iniziano a sfuggire al suo controllo e tocca ad una nuova generazione prendere in mano le redini della famiglia, per evitare che si disintegri completamente.
"La matriarca" è una lettura divertente e trascinante. Una lettura "chiassosa", piena di vita e di forza. Un vortice di personaggi, intoppi, feste, risentimenti, viaggi e cataclismi vari ed eventuali. In 320 pagine c'è di tutto, l'unica cosa che non troverete è un attimo di respiro e tranquillità. Stra consigliato.


E voi? Lo avete letto? Se vi è sfuggito vi consiglio assolutamente di recuperarlo!
Ciao
Fede

mercoledì 14 gennaio 2015

w...w...w...wednesdays! n.66


Ecco a voi una nuova puntata di w...w...w...wednesdays!!
Questa rubrica ha visto la luce sul blog americano "Should be reading"
Semplicemente è necessario rispondere a tre domande, ovvero:

What are you currently reading? 
What did you recently finish reading? 
What do you think you'll read next?


Non vi aggiorno sulle mie letture dalla vigilia di Natale ma non ho letto moltissimo in questo periodo quindi, fortunatamente, il post non risulterà infinito :D ecco le mie letture:


Cosa stai leggendo?



Avevo voglia di una lettura brillante, originale e scoppiettante per cui sono andata sul sicuro scegliendo di iniziare La morte non è cosa per ragazzine, il secondo libro della serie di Alan Bradley che vede per protagonista la geniale Flavia de Luce, una undicenne appassionata di chimica, di musica e letteratura. Il primo libro, Flavia de Luce e il delitto nel campo di cetrioli (ve ne avevo parlato QUI) mi aveva colpita per la ricchezza di nozioni curiose e citazioni colte, questo sembra essere sulla stessa scia per cui sono sicura che lo amerò essendomi oramai affezionata alla spassosissima Flavia, che nelle prime pagine ha già dichiarato di voler essere più buona e comprensiva, ma dubito che manterrà a lungo il suo proposito... Già so che ci sarà da ridere!


Cosa hai finito di leggere?



Ho terminato Il profumo del caffè di Anthony Capella e mi è piaciuto molto. Tanti colpi di scena e capovolgimenti imprevisti. Tanti argomenti diversi trattati in maniera sufficientemente approfondita, come la battaglia per il suffragio femminile, la situazione delle colonie inglesi in Africa e le prime battaglie in Borsa per sconfiggere i monopoli a favore del mercato libero. Un libro variegato che non annoia mai e lascia molti spunti per future letture di approfondimento.

Ho terminato il 2014 leggendo Il baco da seta di Robert Galbraith! Attendevo con molta ansia il nuovo libro della Rowling e mi ci sono fiondata appena ho avuto un attimo di pace. Mi piace come l'autrice racconta l'investigazione, è molto realistica anche perché il protagonista si muove con una logica che è facile comprendere, spazia in molte direzioni e a volte incappa in vicoli ciechi e false piste. Sì, la Rowling sa scrivere i thriller. Questo, poi, mi ha sconvolta non poco, alla fine ero agitatissima!!! Bello, attendo il prossimo con rinnovato ardore ^^

Infine ho iniziato il nuovo anno portando a termine una lettura iniziata a Maggio 2014! Si tratta del terzo volume del Trono di spade di George R.R. Martin. Mi ero interrotta dopo le famose "nozze rosse" e non riuscivo proprio più ad andare aventi, ho fatto bene ad aspettare che tornasse il momento giusto perché ho adorato le "ultime" 600 pagine e le ho lette in un soffio. ma quant'è bravo Martin???


Cosa leggerai dopo?

Non ne ho idee, ho iniziato da pochissimo il nuovo libro e, fortunatamente, ancora non mi è venuta voglia di nulla di diverso. Si vedrà...


E voi? cosa state leggendo?
Ciao!
Fede 

martedì 13 gennaio 2015

Recensione: "Jayber Crow" di Wendell Berry

Ebbene no ragazzi, non sono scomparsa! Le festività mi hanno vista stra impegnata a mangiare e lavorare, poi sono partita senza riuscire a programmare neppure un post per cui il blog sembrava esser caduto in un buco nero vero? E invece no, eccomi più o meno risorta. Mi aspettano altre giornata pienissime ma spero di riuscire a recuperare molte recensioni che ho in arretrato, iniziando da quella di questo interessantissimo libro edito Lindau che mi è piaciuto anche se è mancato un po' di coinvolgimento a livello emozionale. Fatemi sapere cosa ne pensate!








Titolo: Jayber Crow
Autore: Wendell Berry
Prezzo: 24,00€
Pagine: 510
Data di pubblicazione: Marzo 2014
Edito: Lindau
Scheda del libro: 
voto in stelline: 3 stelline e 1/2







Trama:

Per oltre trent’anni Jayber Crow è stato il barbiere di Port William, un piccolo centro agricolo del Kentucky. Tutti sono passati dal suo negozio, affidandogli, insieme ai capelli e alla barba, pensieri e speranze, sogni e delusioni. Ormai anziano, ci racconta le loro vicende, e attraverso di esse la propria stessa vita. Mentre sullo sfondo scorrono gli avvenimenti della Storia – dalla crisi del ’29 alla seconda guerra mondiale, al Vietnam, agli anni ’80 – le piccole storie degli abitanti di Port William si intrecciano costruendo una trama
di forte verità umana. Evocando persone e fatti con il suo tono piano ed equilibrato, Jayber Crow ci parla di amicizia e amore, di gioia e dolore, della fede in Dio e delle trasformazioni che hanno profondamente modificato il rapporto dell’uomo con se stesso e con il mondo. In una realtà scandita dall’avvicendarsi delle stagioni e dal lento scorrere del fiume, la comunità di Port William ha infatti visto minacciati da guerre, avidità e consumo dissennato i suoi delicati equilibri ecologici, economici e umani. Lo sguardo di Jayber è sempre penetrante e sensibile, è quello di chi vuole comprendere più che giudicare e partecipa intimamente a ciò che le persone intorno a lui vivono e soffrono. In questo grande romanzo corale, che è una delle sue opere più alte, pur nell’attenzione verso il mondo tradizionale, Berry non tesse lodi nostalgiche del passato, ma piuttosto ripropone temi cruciali per definire l’identità della nostra società: l’effetto disgregante dell’industrializzazione agricola e la distruzione della natura, l’elogio della lentezza e della parsimonia, il rispetto per la Terra, il senso di solidarietà delle piccole comunità e l’amore per il prossimo.


cosa penso del libro:

"Jayber Crow"di Wendell Berry è un romanzo lungo una vita. Il protagonista e narratore, ritrovandosi alla fine della sua esistenza, con la consapevolezza che quello che gli resta da vivere è meno di quello che ha vissuto, cerca di di ripercorrere, sul filo dei ricordi, le fasi salienti della sua vita.
Una prima parte del romanzo è dedicata alla difficile infanzia di Jayber, costretto a migrare da un luogo all'altro e continuamente in cerca del suo destino. Questa parte del romanzo mi ha colpita particolarmente dato che il protagonista indaga a fondo sul suo rapporto con Dio e con la religione. Le sue considerazioni sono molto interessanti e ragionate, mi hanno trovata perfettamente in accordo con lui.

Questo romanzo è anche un inno ai tempi che furono. Jayber guarda con nostalgia al passato e afferma che il progresso ha rubato alle persone più di quello che ha dato in cambio. Secondo lui poter raggiungere facilmente luoghi un tempo poco accessibili ha fatto perdere di vista la bellezza e l'importanza di ciò che è a portata di mano e poter venire a contatto con gente sempre nuova e diversa ha reso i rapporti umani meno duraturi e solidi, dato che anche le persone sono diventate sostituibili, intercambiabili. Jayber sembra compatire i giovani per quello che non potranno mai sperimentare, come far parte di una comunità molto legata o vivere semplicemente di quello che offre la terra.
Ogni generazione sente di aver vissuto un'epoca più felice e autentica di quella successiva per cui l'atteggiamento del protagonista è comprensibile, anche se non totalmente condivisibile da parte mia.

Jayber è il protagonista del romanzo e narra in prima persona la sua vita e quella della comunità di Port Williams. Egli non si limita ad esporre i fatti, ma introduce nel racconto anche le sue riflessioni e le conclusioni a cui è giunto dopo anni di osservazione.
Queste conclusioni peccano di totale parzialità dato che si fondano spesso su deduzioni ispirate dagli atteggiamenti e dai "non detti" dei suoi concittadini, ma dato che il lettore non può avere un secondo punto di vista è costretto a assumere per vero ciò che Jayber ritiene lo sia. Non posso negare un certo fastidio... Io sono abituata a libri corali, dove tanti punti di vista si susseguono e accavallano, e amo anche i libri con un narratore esterno onnisciente, che scava nell'intimo di tutti i personaggi dandone descrizioni accurate e super partes. Non sono affatto abituata a questo tipo di narrazione, e forse non fa per me: sono arrivata a pensare al protagonista come ad un uomo presuntuoso e arrogante, e non è un bene.

Nel complesso il libro è piacevole, si legge facilmente e fornisce uno spaccato realistico dell'america dei primi del '900, forse mi sarei aspettata più storie di tutti gli abitanti della città e non che l'occhio del protagonista si concentrasse solo sui pochi le cui vite hanno maggiormente influenzato la sua. Ma dato che l'autore ha dedicato altri libri al villaggio di Port William, forse potrò soddisfare maggiormente la mia curiosità in futuro, leggendo "Hannah Coulter", già pubblicato da Lindau!