lunedì 3 febbraio 2014

Recensione: "Volevo solo averti accanto" di Ronald H. Balson

Oggi vi parlerò di un bel romanzo che però non mi ha entusiasmata quanto avrei voluto, forse perché alcune mie speranze sono state disattese. Sono combattuta nell'esprimere il mio giudizio per cui vi dirò cosa avrei voluto trovare ed invece non ho trovato, così che almeno voi saprete cosa aspettarvi e affronterete la lettura in maniera più consapevole. Forse così l'apprezzerete di più.







Titolo: Volevo solo averti accanto
Autore: Ronald H. Balson
Prezzo: 14,90€
Pagine: 424
Data di pubblicazione: 2014
Edito: Garzanti
Scheda del libro: 
Voto in stelline: 3 stelline 1/2





Trama:

È la sera della prima al grande teatro dell'Opera di Chicago. Morbide stole e sete frusciatiti si scostano per far largo al vecchio Elliot Rosenweig, il più ricco e importante mecenate della città. All'improvviso fra la folla appare un uomo anziano in uno smoking rattoppato. Tra le mani stringe convulsamente una pistola che punta alla testa di Rosenweig. La voce trema per la rabbia, ma lo sguardo è risoluto quando lo accusa di essere in realtà Otto Piatek, il macellaio di Zamosc, feroce criminale nazista. Ma nessuno sparo riecheggia tra i cristalli e gli specchi del sontuoso atrio. E Ben Solomon, un ebreo scampato ai campi di sterminio, viene atterrato dalla sicurezza e trascinato in prigione. Nessuno crede alle sue accuse, nessuno vuole ascoltarlo. Tranne Catherine Lockhart, una giovane avvocatessa alle prese con una scelta difficile della sua vita. Catherine conosce l'olocausto esclusivamente dai libri di scuola, eppure solo lei riesce a leggere la forza della verità negli occhi velati di Ben, solo lei è disposta ad ascoltare la sua storia. Una storia che la porta nella fredda e ventosa Polonia degli anni Trenta, a un bambino tedesco tremante e con le scarpe di cartone che viene accolto e curato come un figlio nella ricca casa della famiglia ebrea dei Solomon. Ma anche agli occhi ambrati di una ragazza coraggiosa e a una storia di amore, amicizia e gelosia che affonda le radici del suo segreto in un passato tragico.


cosa penso del libro:

Non è facile parlare di questo romanzo, il cui tema centrale è l'Olocausto e le atrocità perpetrate dai Nazisti contro gli ebrei nel cuore dell'Europa, in particolare in Polonia. Il protagonista è un anziano che, 60 anni dopo quei fatti dolorosi che hanno segnato la Storia, crede di riconoscere in un delle personalità più in vista della città di Chicago, uno stimato filantropo, colui che una volta fu suo fratello (come da titolo originale "Once we were brothers") e che in seguito si trasformò in uno dei suoi aguzzini Nazisti.
Nessuno gli crede e la sua unica possibilità di ottenere giustizia, anche se a distanza di decenni, è raccontare la sua storia ad una avvocatessa e riuscire a coinvolgerla e convincerla a smascherare il criminale che si nasconde dietro la facciata pubblica del mecenate e ricco imprenditore.
Il racconto è lungo, dettagliato, i fatti narrati sono storicamente attendibili e, benché la storia raccontata non sia veramente accaduta, si basa sulle testimonianze raccolte dall'autore in anni di ricerche e quindi comunque verosimile. E' inevitabile appassionarsi alle vicende narrate e tifare per la sopravvivenza dei protagonisti e soffrire con loro.
Non discuto la gravità di questi avvenimenti e credo che l'autore li abbia narrati in maniera chiara, tuttavia al romanzo manca qualcosa che lo renda un caposaldo della narrativa dedicata all'Olocausto.
Essenzialmente i personaggi aderiscono all'immagine stereotipata che il lettore ha di ebrei e tedeschi durante la seconda guerra mondiale, senza brillare per originalità o introspezione psicologica. Gli ebrei sono fedeli, ligi al dovere, leali gli uni con gli altri e pronti a sacrificarsi per il prossimo. I tedeschi sono brutali, crudeli, avidi e inaffidabili. Ma perché? Stranamente avrei voluto leggere di ebrei che approfittano della situazione per trarre un qualche vantaggio personale, che pensano solo a se stessi e a sopravvivere lasciando indietro parenti e amici. Avrei voluto leggere di tedeschi trascinati in quest'orrore per paura e debolezza. Questo perché, anche se il protagonista del libro non sembra pensarla come me, da una parte e dall'altra c'erano semplici esseri umani, non angeli e demoni.
Vista la profonda conoscenza tra il protagonista ebreo e il suo carnefice tedesco, mi sarei aspettata che le motivazioni di quest'ultimo fossero esplorate in profondità, che alla fine si arrivasse ad un confronto diretto con tanto di spiegazioni e magari scuse. Invece continua il mito del tedesco che rimane Nazista fino alla morte, come se queste persone siano incapaci di provare pentimento, siano disumane. Non credo che certi fatti possano essere perdonati, questo sia chiaro, ma credo che tutti abbiano una coscienza con la quale dovranno scendere a patti prima o poi, e il romanzo che mi aspettavo avrebbe dovuto cercare di compiere quel passo in avanti nella ricerca di una spiegazione, una qualsiasi, all'orrore, cosa che non c'è stata.
L'autore è al suo primo romanzo e forse non possiede ancora le capacità per sondare così a fondo l'animo umano, che è ancora un mistero per lui come per quasi tutti noi.
Nel complesso il romanzo è bello, è emozionante e la storia trascina e coinvolge, ha le sue pecche ma se ancora non avete letto nulla del genere e cercate una storia romanzata dell'Olocausto ricca di informazioni attendibili, questo fa sicuramente al caso vostro.


Quale romanzo mi hanno ricordato "Volevo solo averti accanto"?
- Tatiana & Alexander di Puallina Simons perché questo romanzo contiene una storia d'amore molto simile, della serie "ovunque andrai ti troverò", ed è ambientato nello stesso periodo storico e più o meno egli stessi luoghi, con tanto di rappresaglie verso i tedeschi.


Quale romanzo mi hanno fatto venir voglia di leggere "Volevo solo averti accanto"?
- Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys perché negli stessi anni in cui gli ebrei venivano deportati nei campi di sterminio Nazisti, migliaia di lituani, lettoni e estoni venivano deportati nei Gulag da Stalin. Perché la Storia sembra aver santificato i primi e dimenticato i secondi ma io me ne ricordo e voglio leggere le storie di tutti e non dimenticarle.
- Il grande sole di Hiroscima di Karl Bruckner perché cose tremende accaddero in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale ma i tedeschi non furono gli unici mostri. Gli americani si vendicarono di un attacco militare subito uccidendo migliaia di civili nelle loro case e la conta dei morti continuò anche negli anni successivi a causa dei danni da radiazioni. Ecco, neppure loro vanno dimenticati.


Dunque?
Cosa pensate del romanzo? Vi attira?
Aspetto le vostre opinioni ed eventuali domande!
Ciao
Fede

10 commenti:

  1. Io ho un problema con l'Olocausto.
    Il mio problema deriva dal fatto che alle scuole medie al secondo anno il libro di narrativa che ci ha accompagnati per tutto l'anno era il diario di un uomo che aveva vissuto in un campo di concentramento.
    Non ti dico le descrizioni accurate di tutto ciò che vi accadeva. Ero una ragazzina e vivevo male quelle letture, seppur comprendendone la portata e l'importanza di conoscere e non chiudere gli occhi sul passato.
    Al liceo allora decido di leggere Se questo è un uomo di Primo Levi e acquisto maggiore consapevolezza della cosa, soprattutto grazie anche alle capacità narrative di Levi (rispetto a quel libro di narrativa, di cui non ricordo il titolo, ma che non era certo un capolavoro). Poi leggo La tregua, scopro il suo suicidio. Insomma l'olocausto mi si imprime dentro come una tragedia, com'è giusto che sia.
    Ecco, dopo quelle letture nessuna è riuscita a darmi qualcosa in più. Come se Primo Levi mi avesse detto e dato tutto e dopo di lui non ci fosse stato bisogno di altre parole.
    Ecco perché ormai evito i romanzi che sono incentrati su questa tematica. Neanche Il bambino col pigiama a righe mi ha commossa.
    Ci riuscì solo Benigni con La vita è bella, ma solo perché lì c'era un messaggio di speranza più forte del dolore.
    Perciò ora evito. Sbaglierò, ma preferisco non dedicarmi a queste letture perché va a finire sempre che le trovi troppo superficiali o banali.

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    1. Infatti, questo è proprio il rischio maggiore. Questo romanzo racconta una marea di orrori ma è, appunto, un romanzo, scritto da una persona che non c'era e può solo immaginare le sofferenze, come potrei fare io. E non va molto più a fondo. A livello narrativo è ottimo, c'è tensione, c'è sofferenza, si crea una certa empatia. Ma non varca mai limiti della finzione narrativa. Per questo penso che dipenda da cosa si cerca.

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  2. Credo lo leggerò! Aspettavo la tua recensione. ;)

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  3. oltre a leggere il libro penso che sia doverosso anche andare nei luoghi dove si è perpretato questo orrore.Aiuterebbe tutti a combattere per evitare che accadono più questa atrocità.Mi riprometto di leggere se questo è un uomo.
    elisabetta

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    1. Sicuramente, per ora sono stata solo a Dachau e la visita è stata molto toccante. Prima o poi andrò anche in Polonia, dove credo che i segni di quello che è successo siano molto più visibili. Viaggiare e vedere le cose con i miei occhi è un mio obiettivo, ma leggere è meno impegnativo dal punto di vista economico e comunque è già qualcosa...
      Leggerò anch'io "Se questo è un uomo" un giorno, ma so che sarà una prova difficile.
      Ciao ^^

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  4. Ciao Radiolina, ho finito di leggere " Volevo solo averti accanto" proprio ieri notte e oggi ero curiosa di leggere cosa pensano gli altri di questo libro. Io sono pienamente d'accordo con quello che dici. C'era qualcosa che non mi convinceva all'interno della trama e leggendo il tuo parere ho capito che quel qualcosa che non mi ha fatto amare il libro in maniera particolare sono proprio i punti che hai indicato tu. Troppo superficiale manicheismo con buoni e cattivi che si confrontano in una lotta crudele e stereotipata, nessuna vera indagine sull'animo umano e sulle sue infinite contraddizioni. Per non parlare del personaggio dell'avvocatessa, troppo poco credibile, troppo poco realistico il suo modo di mettere a repentaglio la propria carriera affidandosi alle parole, se pur vere, di un perfetto sconosciuto. Insomma, per me alla fine il libro è bocciato. Certo, se affronti un argomento così serio come l'olocausto è quasi inevitabile incontrare l'attenzione del pubblico, ma Balson non è uno scrittore e si vede. Sullo stesso argomento si trovano libri molto più interessanti. Almeno questo è il mio parere.

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    1. Ciao Cristina, sono contenta che i nostri pareri al riguardo coincidano! Posso capire la commozione provocata da questo romanzo ma avendo letto molto, e molto di meglio, i limiti dell'autore nell'introspezione dei personaggi saltano subito all'occhio e un po' di delusione è inevitabile. Un gran peccato!
      Ciao, a presto ^^

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  5. io invece, ho trovato che sia un buon libro. Ovviamente è romanzato (l'avvocatessa è troppo emotiva), però l'Olocausto è spiegato bene; almeno chi non ne ha mai sentito parlare, leggendo il libro, si può fare una idea di che cosa sia stato.

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  6. vedo che a distanza di giorni, non ho ricevuto nessuna risposta o commento da qualche lettore. Ho letto altre recensioni, ma nessuno ha stroncato questo libro cime voi.

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    1. Ciao, sinceramente penso che ci siano libri migliori sull'olocausto e i motivi per cui questo particolare romanzo non mi è piaciuto li ho trattati nella recensione. Io vedo il mondo in sfumature di grigio mentre questo romanzo ha solo bianchi e neri, i tedeschi sono il male assoluto e gli ebrei tutti irreprensibili. E le vicende narrate non sono verosimili, abbondano le coincidenze, non c'è introspezione psicologica, il lettore sa solo cosa fanno i personaggi ma non cosa sentono. Anche la reazione finale del tedesco smascherato è eccessiva e poco realistica, sembra un personaggio dei cartoni animati (vedi il principe nell'ultimo film della Disney, "Frozen", reagisce in maniera identica).
      No, a me non è piaciuto e non posso farci nulla, sono cosciente del fatto che siamo in pochi a non averlo apprezzato ma non me ne faccio un problema!
      Ciao, buone letture ^^
      Fede

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