giovedì 15 maggio 2014

Recensione: "Chiamate la levatrice" di Jennifer Worth

Oggi ho il piacere di parlarvi di un libro spendido. L'ho voluto dalla prima volta che ho visto la copertina, davvero adorabile, ho capito che lo avrei amato nel momento stesso in cui ho capito che la levatrice del titolo sarebbe stata la protagonista assoluta del libro e leggendo ho avuto solo conferme. Interessante, istruttivo, drammatico, commuovente. Sono tanti gli aggettivi positivi che si addicono a questo piccolo capolavoro blu vestito, non vi resta che leggere per scoprire se l'argomento fa al caso vostro. Se la risposta è sì, non potrete che amarlo come ho fatto io.






Titolo: Chiamate la levatrice
Autore: Jennifer Worth
Prezzo: 15,00€
Pagine: 504
Data di pubblicazione: Marzo 2014
Edito: Sellerio
Scheda del libro: 
Voto in stelline: 4 stelline e 1/2







Trama:

La cronaca, quasi un diario, delle giornate di una levatrice nell’East Side di Londra inizi anni Cinquanta. Con lei si entra nella realtà delle Docklands, vite proletarie che sembrano immagini della plebe ottocentesca più che cittadini lavoratori del democratico Novecento. Si entra in questa desolazione impensabile con una voglia di verità quotidiana raramente riscontrabile in un libro, ma anche con una rispettosa allegria, con la sicura fiducia che quel mondo stia per finire, senza rimpianti, grazie ai radicali cambiamenti apportati dal Sistema sanitario nazionale appena nato. Come poi fu, almeno fino ad oggi.
La fresca verve di Jennifer Worth, nel trattare una materia così cruda, crea una formula ingegnosa (e di grande successo sia letterario che come fiction televisiva). L’eroismo quotidiano di interventi clinici spesso drammatici, si mescola alla denuncia sociale, alla fiamma inestinguibile dei sentimenti umani, e alla ricchissima quantità di storie e ritratti. Accanto a questi, la galleria, tenera, nobile e a tratti comica, delle giovani levatrici e delle suore del convento di Nonnatus House, da cui le ragazze dipendevano professionalmente e dove abitavano. Su questa testimonianza aleggia un lieve «effetto Dickens» con un tocco di innocente gaiezza, che però non nasconde un monito evidente a favore delle politiche sociali solidaristiche, a non smantellare, per la scarsa memoria del passato, gli strumenti che hanno permesso di diffondere dignità umana.


cosa penso del libro:

L'autrice racconta che l'idea di questo romanzo le venne nel 1998, quando scoprì che in letteratura la figura della levatrice era sempre stata snobbata, ridicolizzata o ignorata. Nei libri i bambini nascevano in abbondanza, ma nessun autore si era mai soffermato a parlare delle donne che con la loro esperienza aiutavano le madri in quel momento così importante e delicato che è il parto. Jennifer Worth inizia a raccontare la sua esperienza di levatrice dall'inizio, da quando giovane infermiera, nei primi anni '50, si ritrovò a svolgere il suo apprendistato presso il convento della Nonnatus House.
Il libro è ricco di informazioni sulle origini della professione, sull'evoluzione delle tecniche, sulle complicazioni, i rischi e i meccanismi del parto, ma nonostante questo non è mai noioso o pedante. Il mestiere della levatrice implica una conoscenza approfondita e "intima" tra operatrice e paziente, e l'autrice è una fonte inesauribile di aneddoti, casi particolari e affascinanti.
Nei primi anni della sua esperienza lavorò a contatto con donne appartenenti ai ceti sociali più bassi per cui venne a conoscenza di situazioni famigliari davvero disastrose e conobbe da vicino il dramma della prostituzione minorile, di cui ci parla. E' doloroso venire a conoscenza di gradi di sofferenza che se non ci venissero raccontati non potremmo neppure concepire, e ancora di più sapere che altrove nel mondo queste cose capitano ancora.
Le suore del convento in cui Jennifer Worth lavorò ebbero vite davvero straordinarie, e lei vi dedica il giusto spazio. Benché scrivere non sia la sua principale professione, l'autrice riesce a creare empatia nel lettore: ci si affeziona a queste donne così piene di amore per il prossimo e così fondamentali per la sopravvivenza di un'intera comunità. Hanno fatto la differenza tra la vita e la morte per tantissime persone, andrebbero celebrate ogni giorno.
Questo libro è il primo di una serie e spero vivamente che la Sellerio decida di portare qua in Italia anche i successivi perché sicuramente l'autrice ha ancora tanto da raccontare!
In Gran Bretagna è stata tratta una serie TV (da cui ho tratto le immagini che corredano la recensione) da questa trilogia! Inutile dire che la vedrò certamente!

Quale romanzo mi hanno ricordato "Chiamate la levatrice"?
- La figlia del boia di Oliver Potzsch per via dello spirito che ha ispirato questi due romanzi. Entrambi gli autori hanno scritto il loro romanzo allo scopo di risollevare l'opinione pubblica di una professione importante, nel presente o nel passato, ma poco conosciuta o sottovalutata.


Voi? Siete incuriositi da questo libro?
Di sicuro sarà una delle letture più particolari dell'anno, dato che solo raramente leggo altro dalla narrativa, ma mi è piaciuto in maniera incredibile e ve lo consiglio vivamente!

6 commenti:

  1. Messo nel carrello di Amazon!! :33

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  2. Sembra bellissimo. Segnato :)
    Avevo notato la serie, in effetti, ma ricollego solo ora!

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  3. Un libro interessante, bellissimo....straordinario

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    1. Sono perfettamente d'accordo, fin'ora è il migliore che abbia letto nel 2014! Aspetto i seguiti con trepidazione ^^

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  4. anche io l'ho quasi finito di leggere... è davvero stupendo

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